N° 73
1.
Lo
scenario è piuttosto semplice: un piccolo yacht d’alto mare preso di mira da
altre imbarcazioni che lo bersagliano di proiettili. Non un semplice caso di
pirateria, però, perché la proprietaria dello yacht è Lotus Newmark, spietata
boss della zona di Los Angeles, gli assalitori sono gli uomini di un boss
ancora più spietato chiamato Slug e il vero bersaglio è un carico di cocaina
del valore di dieci milioni di dollari. Come se non bastasse, Sam Wilson, alias
Falcon, è ospite forzato dello Yacht.
Da
un’altra imbarcazione poco distante due donne in costume osservano la scena.
-Con un po’ di fortuna si faranno fuori a
vicenda e ci risparmieranno un bel po’ di problemi.- commenta quella di nome
Poison.
-Intendi dire che intendi restare qui senza
far nulla?- ribatte Capitan America.
-Perché non dovrei? Sono tutti criminali e si
meritano quel che gli accadrà.-
-Non spetta a te decidere chi vive e chi
muore… e poi… su quello yacht c’è almeno una persona innocente che ha bisogno
del mio aiuto ed io non mi tirerò indietro.-
Poison
rimane pensierosa per qualche attimo, poi dice:
-Posso aiutarti.-
Le
due donne che entrano nel Centro di Riabilitazione Richard B. Ayers a Harlem
attirano immediatamente l’attenzione dei presenti… specialmente la bionda con i
jeans stretti che le mettono in bella evidenza il sedere e la camicetta
aderente a cui sembra che potrebbero saltare i bottoni al suo prossimo respiro.
La donna che è con lei è scialba al confronto e se ne rende ben conto: capelli
rossi e corti, tailleur e occhiali, potrebbe sembrare una classica
bibliotecaria o insegnante.
Qualcuno
degli uomini presenti accarezza l’idea di un approccio poi guarda l’uomo che li
accompagna: un nero alto che anche per abbigliamento sembra un incrocio tra
Prince e Michael Jackson. Il suo volto è una maschera di impenetrabilità e i
suoi occhi sono coperti da occhiali da sole eppure qualcosa in lui fa capire
che sarebbe un errore comportarsi male con le due donne… un errore molto grave
e loro ci credono… specie dopo averlo riconosciuto. I commenti pesanti sulle
due donne cessano di colpo e qualcuno si fa indietro per farli passare.
Qualcuno lo indica;
-Quello è Ace… credevo se ne fosse andato per
sempre.-
-Beh… è tornato. Vuoi stuzzicarlo?-
La
bionda si dirige a passo svelto ad una specie di reception.
-Mi chiamo Joy Mercado e questa è la mia
collega Kat Farrell.- si presenta -Siamo giornaliste e vorremmo parlate col
direttore.-
-Lui… lui non…-
-Non intende ricevervi, non dopo il pasticcio
che avete combinato.-
A
parlare è stato un imponente e muscoloso afroamericano che
indossa un elegantissimo doppiopetto gessato grigio. Al suo fianco un altro
afroamericano un po’ più basso ma dall’evidente somiglianza con lui.
-Ma guarda un po’!-
esclama Joy -L’avvocato Frank Raymond col fratellino – barra – guardia del
corpo. Perché non sono sorpresa?-
-Doveva ricordarsi
che difendo gli interessi del Centro Ayers dopo le calunnie che quel vostro
fogliaccio che chiamate rivista ha sparso su di esso.-
-Le mie non erano
calunnie ma fatti documentati.- replica, piccata, Kat Farrell.
-Era un tipico
esempio di giornalismo spazzatura.- ribatte Raymond tranquillo -Questo centro è
sempre stato un faro per la comunità e voi lo avete diffamato. Ovviamente lo
proverò in Tribunale e lei ed il suo editore, miss Farrell, dovrete pagare un
indennizzo molto sostanzioso.-
-Se… se crede di
farmi paura…-
Joy le pone una mano su una spalla e
dice:
-Andiamo Kat, è
evidente che qui non siamo gradite.-
Frank Raymond si limita a sorridere.
Le due donne e la loro guardia del corpo escono dall’edificio.
-Calunnie.- borbotta
Kat -Ho scritto solo la verità.-
-Lo so, Kat…- replica
Joy -… e deve saperlo anche Frank Raymond nonostante i suoi proclami e allora
perché un famoso avvocato esperto in diritti civili si è imbarcato in questo
caso? Cosa spera di ottenere? Voglio scoprirlo. Ti va di darmi una mano?-
-Ci puoi
scommettere.-
Istintivamente Joy si gira verso
l’ingresso del centro e incrocia lo sguardo ostile del fratello di Frank
Raymond.
Elijah Bradley non è un normale
studente di colore di una scuola superiore del Bronx. Quando l’orario di scuola
è terminato spesso si mette un costume blu e rosso con una maschera che gli
lascia scoperti solo gli occhi e col nome di Patriot cerca di raddrizzare i
torti nel suo quartiere e non solo lì.
Ultimamente il suo interesse è
rivolto al gruppo razzista e xenofobo paramilitare denominato Figli del
Serpente. Negli ultimi giorni hanno compiuto molti raid nella zona di Harlem e
lui non ha dubbi che ci riproveranno ma dove?
Sperava di avere maggiori
informazioni da Falcon ma da un paio di giorni nessuno l’ha visto in giro. Deve
cavarsela da solo, ma del resto ci è abituato. È stato solo con la sua rabbia
per molto tempo finché non ha incontrato altri ragazzi che come lui sono
determinati a combattere le ingiustizie.[1]
Si trova su un tetto di Harlem
scrutando l’orizzonte quando l’istinto già affinato lo spinge a voltarsi: c’è
qualcuno alle sue spalle.
-Ehi calma, sono
soltanto io.-
A parlare è stata una ragazza
bianca, apparentemente coetanea di Patriot, con lunghi capelli neri, che veste
un costume scuro ed il cui volto è coperto da una maschera simile a quella
della defunta supereroina Mimo.
-Kate!- esclama
Patriot -Che ci fai qui?-
Kate Bishop, alias Black Arrow,
sorride e risponde:
-Ti stavo seguendo,
ovviamente. So cosa hai in mente e non ti lascerò fare tutto da solo.-
-Ci sono anche gli
altri?-
-No, sono sola. Anche
Occhio di Falco non ne sa niente.-
-Non avresti dovuto
venire. Questi sono posti pericolosi per…-
-… per una ragazza
come me ma non per un maschio forte come te, giusto?-
-Io… non volevo dire
questo.-
-Ma lo pensavi, non
negarlo.-
La discussione viene troncata da
un’esplosione vicina.
-Sono loro!- esclama
Patriot -I Figli del Serpente.-
-Che aspettiamo?-
ribatte Black Arrow -Muoviamoci!-
Incocca una freccia da cui si
srotola un sottile ma robusto cavo e una volta che ha agganciato il tetto
vicino si lancia senza esitazione nel vuoto.
Patriot non può far altro che
seguirla.
2.
Sola e circondata da
uomini armati. Potrebbe sembrare una situazione senza via d’uscita ma lei è
Capitan America e le situazioni apparentemente senza speranza sono normale
amministrazione per lei… o almeno è questo che si ripete nel momento in cui
compie un balzo verso l’alto e una piroetta per ricadere poi in mezzo ai suoi
nemici mentre braccia e gambe colpiscono chiunque sia alla loro portata.
Non si accorge che alle sue spalle
l’afroamericano rasato e con la barba la sta prendendo di mira con la sua
pistola. Prima che il colpo possa partire, il taglio di una mano si abbatte sul
polso dell’uomo facendogli cadere l’arma.
-Tu!- esclama irato
Geoffrey Wilder -Che cosa pensi di fare?-
-Impedirti di fare un
colossale errore.- ribatte Sam Wilson -Capitan America è qui per aiutarci.-
-È una Vendicatrice.
Una volta sistemati loro penserà a noi… il che è esattamente quello che speri,
non è vero?-
-E se anche fosse?
Non sono qui esattamente di mia spontanea volontà, ricordi?-
-Basta voi due!-
interviene Lotus Newmark -Snap ha ragione: sono gli uomini di Slug i nostri
veri nemici, occupiamoci di loro adesso, poi penseremo a Capitan America.-
-Non ti riconosco
Lotus.- ribatte Wilder -Stai permettendo alla tua… alle tue gonadi di pensare
al posto tuo e questo non va bene. Lui non è Snap, non più… ma faremo a modo
tuo… per ora.-
Raccoglie la pistola e la punta
verso uno degli assalitori abbattendolo al primo colpo e lo stesso fa con un
secondo poi si gira verso Sam e dice:
-Ricorda: io non
sbaglio mai.-
Sam tace. Ultimamente ha cominciato
a chiedersi se la personalità di Snap Wilson non stia lentamente riprendendo il
sopravvento. Quello che è accaduto con Lotus poco prima non vuol forse dire
questo? Scaccia l’idea e decide di buttarsi nella mischia. Non ha con sé il
costume è l’’attrezzatura da Falcon ma questo non vuol dire che non possa fare
qualcosa.
Una scena già vista fin troppo
ultimamente: auto incendiate, morti, feriti, urla di terrore e di panico ed in
mezzo a tutto questo i Figli del Serpente.
-Gloria agli Stati
Uniti d’America !- proclama il loro capo
-Come il Serpente scacciò Adamo ed Eva dall’Eden, noi scacceremo gli stranieri
dalla nostra nazione.-
Un scudo circolare bianco rosso e
blu saetta in mezzo a loro abbattendone alcuni e disarmandone altri mentre una
voce stentorea dice:
-Che stupida retorica
razzista da quattro soldi.-
-Capitan America!-
esclama uno dei Figli del Serpente.
-Comandante America,
prego.- ribatte, recuperando lo scudo e continuando ad avanzare, un uomo che
indossa un costume come quello di Capitan America ma con il blu ed il bianco
invertiti.
-Chiunque tu sia,
cadrai davanti alla forza dei Figli del Serpente.-
-Come ho detto…
pessima retorica.-
L’uomo che ha detto di chiamarsi
Comandante America si muove rapido e con notevole scioltezza scompaginando le
fila dei suoi avversari. In pochi minuti è il solo rimasto in piedi.
-Pessima retorica e
non valete nemmeno come combattenti.- commenta.
Un rumore lo fa voltare di scatto ma
sul suo volto si disegna un sorriso.
-Patriot e Black
Arrow… è un piacere conoscervi di persona.- dice tendendo loro la mano -Ho
sentito molto parlare di voi ed ammiro il lavoro che fate per le vostre
comunità.-
-E tu chi saresti?-
chiede Patriot con tono di evidente ostilità.
-Mi faccio chiamare
Comandante America e cerco di riempire il vuoto lasciato dalla morte di Capitan
America a Washington.-[2]
-C’è già una nuova
Capitan America e non ha bisogno di imitatori.-
-E fa anche un ottimo
lavoro ma ciò non vuol dire che non le faccia bene un po’ d’aiuto e sostegno.
Ora scusatemi, ma devo andarmene: sta arrivando la stampa ed io non amo molto i
giornalisti.
Mentre il Comandante America si
allontana rapidamente, Patriot borbotta:
-Non mi piace quel
tipo.-
-Non ti va giù che
abbia battuto i Figli del Serpente tutto da solo privandoti del piacere di
picchiarli, ecco tutto.- ribatte Black Arrow.
-Può… può darsi ma
resta il fatto che secondo me non la conta giusta.-
Paul Morgan esce dalla toilette
diretto verso il suo ufficio quando si sente afferrare al collo e sente anche
il freddo acciaio della lama di un coltello sulla sua carotide.
-Chiunque tu sia…-
dice con tono apparentemente calmo -… se mi uccidi presto sarai anche tu un
uomo morto.-.
-Se ti uccido mi faranno
un monumento...- risponde una voce soffocata da un cappuccio -… ma non lo farò,
per adesso. Sono venuto a darti un avvertimento: tieni le tue sporche manacce
lontane dal Centro Ayers o la prossima volta non mi limiterò a minacciare.-
L’uomo allenta la presa e Morgan
tossisce e boccheggia. Alle sue spalle sente il rumore di una finestra che
viene sfondata. Il suo misterioso aggressore è scappato ma lo ritroverà e lo
farà pentire di averlo minacciato.
3.
MacDill
U.S. Air Force Base, vicino Tampa in Florida. Mike Rossi
comincia a sentirsi decisamente preoccupato: Liz Mace è irraggiungibile da un
po’ e le previsioni sono decisamente fosche. Ha piovuto per tutta la notte e
anche se ora ha smesso, ha preso a soffiare un vento forte, Il centro di allerta
uragani ne ha previsto uno in arrivo.
Deve trovare quella benedetta
ragazza e se non ci riesce, non gli resta che sperare che sia abbastanza
assennata da mettersi al riparo appena in tempo.
Chissà perché non riesce a pensarla
troppo assennata: impulsiva e testarda, forse. Gli ricorda un po’ Carol Danvers
alla sua età ed un pensiero che preferisce accantonare.
Lo scontro si avvia al termine. Le
armi degli assalitori tacciono. Sulle lance a motore vicine tutto tace: la
vigilante nota come Poison ne ha sistemato per bene gli occupanti provocando
loro l’insorgere di malattie gravi di cui porteranno i segni a lungo.
Nello Yacht Capitan America vede una
donna asiatica venire verso di lei tendendole la mano.
-Capitan America…-
dice -… è un onore conoscerla. Io sono…-
-Lo so chi è lei.-
ribatte, dura, Cap -Lotus Newmark, il boss del crimine di Los Angeles. I
Vendicatori hanno un dossier su di lei sin dai suoi scontri con Wonder Man e
Occhio di Falco. Era anche tra coloro che avevano commissionato l’assassinio
dei Vendicatori Ovest non molto tempo fa.-[3]
-Tutte calunnie.-
ribatte Lotus -Non ci sono prove.-
-Non mi interessa.
Lei ha rapito il candidato al Congresso Sam Wilson e questo mi sembra
evidente.-
-Sn… Sam e io siamo
vecchi amici e ci stavamo godendo una vacanza insieme.-
-Una vacanza? Strano
modo di definire il recupero del carico di un vecchio aereo affondato da queste
parti… un carico tanto prezioso quanto illegale.-
-Oh… al diavolo.
Basta parlare.-
Mentre dice queste parole Geoffrey
Wilder sta per sparare a Cap ma la Sentinella della Libertà è più veloce e con
un preciso colpo dello scudo lo disarma.
-Pessima idea.-
commenta.
Sam si muove veloce ed afferra Lotus
alle spalle stringendole il collo con una mano e torcendole il braccio destro
con l’altra.
-Dì ai tuoi uomini di
stare buoni o ti spezzo il braccio e il tuo delizioso collo Lotus.-
-Non… non lo farai
Snap… hai detto di essere cambiato e nemmeno allora eri un assassino.-
-Forse sono cambiato
in peggio dopotutto. Vuoi davvero scoprirlo?-
La risposta di Lotus Newmark non
arriverà mai: prima che possa parlare, una scarica elettrica colpisce Sam, che
crolla a terra svenuto.
L’altra donna del gruppo, Janet
Stein, sorride toccandosi l’orologio da polso da cui è scaturita la scarica.
-Un aggeggino che ho
inventato nel tempo libero.- dice.
Capitan America è presa di sorpresa.
Non si aspettava quello sviluppo. Ha appena il tempo di alzare lo scudo per
proteggersi ma la scarica ad alta intensità la scaglia comunque fuori bordo.
-Brava Janet.- si
congratula Lotus -Sapevo di far bene ad aver fiducia in te. Ma ora pensiamo ai
traditori.-
Afferra una pistola che si trova a
terra e la punta alla nuca di Sam.
-Mi spiace Snap, in
fondo mi piacevi davvero ma i sentimenti sono un lusso che non mi posso
permettere.-
-Bastardi, pagherete
per i vostri crimini!-
Al suono di quella voce Lotus si
volta di scatto e si trova di fronte Poison infuriata.
Cecilia Cardinale, alias Poison ,può
sentirsi soddisfatta di sé: ha sbaragliato senza troppa difficoltà gli uomini
di Slug. Quel viscido verme farà meglio a scegliere scagnozzi più in gamba la
prossima volta. Il suo più grosso rimpianto è di non essere riuscita ad
ucciderlo tempo fa ma prima o poi troverà modo di rimediare a quell’errore.
Osserva con disprezzo gli uomini che
si agitano in preda ai sintomi delle malattie che lei ha provocato loro con il
suo potere. Non prova alcuna compassione per loro.
Alza gli occhi verso lo Yacht e vede
uno degli uomini di colore che stringe al collo Lotus Newmark. C’è bisogno di
lei lassù adesso. Si concentra e scompare.
Riappare sul ponte dello yacht
giusto un attimo dopo che Capitan America è precipitata fuori bordo e vede
Lotus puntare la pistola alla testa dello svenuto Sam Wilson.
-Bastardi, pagherete
per i vostri crimini!- esclama in tono rabbioso.
-Tu chi diavolo sei?-
chiede Lotus.
-Mi chiamo Poison.-
ribatte Cecilia.
-Poison… sì: ho
sentito parlare di te. Sei a prova di proiettile?-
Prima che possa sparare Poison le
afferra il polso e glielo torce.
-Sono abbastanza
forte da non averne bisogno.- replica.
Una scarica elettrica proveniente
dall’orologio di Janet Stein la raggiunge Poison barcolla ma non cade e si
volge verso la donna.
-Il tuo aggeggio non
basta con me.- dice avanzando.
Janet preme dei pulsanti sull’orologio
borbottando:
-Devo solo aumentare
l’intensità e…-
-NO!-
Gli occhi di Poison brillano per un
istante e Janet viene colta da fortissimi crampi allo stomaco che la
costringono a piegarsi e a crollare a terra gridando.
Poison volge verso gli altri:
-Ora tocca a voi.-
dice con voce dura.
4.
L’impatto con l’acqua l’ha lasciata
stordita e ora sprofonda sempre più verso il fondo lontano. I polmoni si stanno
riempiendo d’acqua e deve agire subito o sarà troppo tardi.
Molte cose si possono dire di
Elizabeth Mary Mace, ma non che manchi di volontà, coraggio e determinazione.
Ignora il dolore ai polmoni e la pesantezza alle gambe e nuota più rapidamente
che può verso la superficie.
La sua testa esce dall’acqua e lei
prende un lungo respiro. Non ha tempo da perdere e si arrampica sulla fiancata
dello yacht. Si accorge a malapena che il cielo si è incupito e il mare si sta
agitando, è troppo concentrata su quello che deve fare.
Si sta issando sul ponte quando ode
la voce di Poison:
-È ora che paghiate
per i vostri crimini.-
La vigilante si è sollevata a
mezz’aria e punta l’indice destro contro Lotus Newmark e Geoffrey Wilder.
-Ferma!- le urla
Capitan America.
Poison si volta verso di lei e del
suo attimo di distrazione approfitta Geoffrey Wilder per cercare di afferrare
una delle armi cadute sul ponte ma lo scudo di Cap saetta nell’aria e trancia
in due la canna.
-Nessuno muore con me
presente.- proclama la supereroina afferrando lo scudo che le ritorna in mano.
Lotus esita potrebbe, forse,
uccidere una delle due ma l’altra la sistemerebbe prima che potesse sparare
ancora.
-Questa feccia merita
di morire.- afferma Cecilia Cardinale.
-Non tocca a noi
deciderlo.- replica Liz Mace -Li porteremo alla Polizia e sarà un Tribunale a
occuparsi di loro.-
-Gente come loro se
la ride dei Tribunali. C’è una sola giustizia efficace… la mia.-
Cap serra i pugni. Ci mancherebbe
solo che debba combattere Poison per proteggere Lotus Newmark e i suoi soci, ma
se sarà costretta a farlo, lo farà. È così che avrebbe agito Steve Rogers e lei
non sarà da meno.
In quel momento la pioggia aumenta
di colpo di intensità e così il vento.
New York. L’uomo dal costume nero
entra in un appartamento passando dalla finestra.
-Com’è andata?- gli
chiede un altro uomo che lo stava aspettando.
-Morgan ha ricevuto
il messaggio.- risponde quello in costume.
-Molto bene. Se
mostrerà di non averlo capito, la prossima volta farai molto di più che portargli
un avvertimento. Ora riposati. Presto ti darò un’altra missione. Il nostro
lavoro è appena cominciato.-
Florida. Il tempo è peggiorato in
maniera repentina: la pioggia scroscia violenta, il vento soffia impetuoso, le
onde si alzano minacciose e lo yacht ondeggia pericolosamente.
-Un uragano.- dice
Poison.
-Dobbiamo andar via
di qui, subito!- esclama Lotus.
-Mantenete la calma.-
intima Capitan America cercando di mostrarsi più tranquilla di quanto in realtà
sia.
Un lamento la avverte che Sam Wilson
si sta svegliando e corre da lui.
-Tutto bene S…
Senatore?- gli chiede aiutandolo a rialzarsi.
-Sì… credo di sì,
Cap…- risponde lui -… mi sento solo un po’ stordito.-
-Te la senti di tener
d’occhio i nostri amici mentre io vado in plancia?- gli sussurra Liz -Non mi
fido del temperamento di Poison,-
-Vai tranquilla, ci
penso io.-
Cap raggiunge la cabina di comando.
-Non vi conviene fare
resistenza.- dice al comandante e al marconista, i soli due presenti nella
piccola cabina -Siamo tutti nella stessa barca, è proprio il caso di dirlo.-
-Lo so.- replica il
comandate -Sta arrivando un uragano. Non ne ho mai visto uno formarsi a questa
velocità.-
-Che speranze abbiamo
di allontanarci da qui prima che ci colpisca alla massima intensità?-
-Praticamente
nessuna. Un’imbarcazione come questa raggiunge al massimo i 38 nodi.[4]
E un uragano di quel genere arriva tranquillamente a superarne i 113.-
-Faccia quello che
può, non abbiamo scelta.-
5.
Una corsa contro il tempo, una corsa
che sono quasi certamente destinati a perdere. Il temporale sta già infuriando
e quando l’uragano avrà raggiunto la massima intensità il fragile guscio dello
yacht quasi sicuramente non reggerà all’urto.
Mentre l’equipaggio fa quello che
può, gli altri si rifugiano sotto coperta. A dispetto della sua paventata
fragilità la tregua regge. Dagli sguardi che manda loro è abbastanza ovvio che
Poison preferirebbe risolvere il problema degli avversari in modo permanente,
ma gli sguardi non uccidono, non ora almeno, e Poison non ha intenzione di
mettersi contro Capitan America… non per questi rifiuti perlomeno.
-Che ne sarà di noi
se… se arriveremo in porto?- chiede Janet Stein.
-Sarete consegnati
alle autorità e decideranno loro cosa farvi.- risponde Cap.
-Io… io ho un marito
ed un figlio.- prosegue la donna -Devo… vorrei chiamarli.-
-Sarebbe inutile
adesso. I cellulari e le radio non funzionano.-
Sam Wilson guarda verso Geoffrey
Wilder. Anche lui ha una moglie ed un figlio.
Sam li ha conosciuti in un'altra vita e non gli piace l’idea che possano
diventare una vedova e un orfano.
Accade quasi d’improvviso: la barca
ondeggia, una volta, due, poi un oblò s’infrange seguito da un altro e l’acqua
comincia ad entrare.
Ancora un attimo e lo yacht si
ritrova sulla cresta di un’onda gigantesca per poi ricadere pesantemente.
Non ce la faremo mai, pensa Liz Mace
mentre assieme agli altri è sballottata dovunque. Un grido le arriva
dall’esterno:
-Imbarchiamo acqua!-
Un sinistro scricchiolio la avverte
che è solo questione di tempo: lo scafo sta per affondare o si spezzerà in due
prima di farlo. Scappare sulle scialuppe è inutile, reggerebbero pochissimo
alla furia dei venti e del mare.
Non
è così che pensava che sarebbe finita. Il suo pensiero va istintivamente a
Marty Mitchell. Ci sono tante cose che avrebbe voluto dirgli e troppe da farsi
perdonare. Se solo lei non fosse stata così debole. Cosa aveva detto a Wasp
qualche tempo prima?[5] Capitan
America è la sola cosa che funzioni nella sua vita, il resto è un fallimento
totale.
Immersa
nei suoi pensieri, Liz si accorge troppo tardi che Lotus Newmark sta correndo
sul ponte.
-Aspetta!- urla ed
istintivamente le corre dietro. Sam esita solo un istante poi la segue.
Il ponte è invaso dall’acqua e Cap
si regge a malapena. Lotus si sta reggendo al parapetto.
-Qualunque cosa
voglia fare, Lotus, non può funzionare.- le urla sopra la tempesta.
-Dieci milioni di
dollari… e li ho persi ancora… è intollerabile.- ribatte lei.
-Lotus…- interviene
Sam -… non fare pazzie. Torna di sotto. Forse possiamo ancora…-
-Cavarcela? Sei
sempre stato un illuso Sam. È finita ma almeno me ne andrò a modo mio. Niente
carcere per Lotus Newmark.-
Lascia andare la presa e un’onda la
strappa dal ponte spingendola fuori bordo.
-Lotus!- urla Sam.
Istintivamente si lancia in avanti…
o meglio: lo farebbe se Liz non lo trattenesse.
-È inutile, non puoi
salvarla.-
-Ma io, forse, posso
salvare voi.-
Poison è apparsa alle loro spalle e
li afferra per i polsi sfrecciando verso l’alto.
New York. Il massiccio avvocato di
colore di nome Frank Raymond sorride e si alza galantemente all’arrivo della
giovane e attraente donna bianca e bionda che viene verso il suo tavolo.
-Miss, Scott…- la
saluta -… sono lieto che abbia accettato il mio invito.-
-Lei è riuscito a
suscitare la mia curiosità Avvocato Raymond.- replica Belinda Scott,
giornalista televisiva della WFSK.
-Lei s’interessa
degli eroi in costume, non è vero? Ha perfino scritto un libro su Devil che è
finito sulla lista dei best seller. La mia gente, gli afroamericani, non ha
molti eroi con cui identificarsi: c’è Luke Cage, c’è Falcon e forse quel
ragazzo, Patriot, ma io posso darle uno scoop senza precedenti. Un nuovo eroe
per Harlem ed il popolo e l’esclusiva del suo debutto sarà sua. Che ne dice?
Gli occhi della reporter brillano
mentre risponde:
-Dico che ci sto.-
Poison li ha portati oltre la
tempesta, ma la fatica di volare sostenendo il loro peso è evidente.
-Ora che siamo vicini
alla costa della Florida, posso provare a teleportarci.- dice.
-Sei sicura di
riuscirci?- le chiede Capitan America in tono preoccupato.
Poison non risponde ma un attimo
dopo tutti loro scompaiono per riapparire subito dopo a pochi metri da una spiaggia.
Ormai esausta Poison non riesce più
a reggerli e lascia cadere Cap e Sam Wilson in acqua ma non è difficile per
entrambi raggiungere la terraferma sotto un po’ di occhi stupiti.
-Dov’è finita
Poison?- chiede Sam.
-Dubito sia annegata.-
risponde Liz Mace -Deve essersi allontanata. Da quel che ho capito di lei, non
ama farsi vedere in pubblico.-
Infatti, senza che i due la vedano,
una stanca Cecilia Cardinale, non più nelle vesti di Poison, si sta
allontanando con discrezione.
-Siamo i soli
sopravvissuti?-
-Temo di sì.- replica
Cap –Per sopravvivere in quelle condizioni bisognava essere molto fortunati…
davvero molto fortunati.-
EPILOGO
UNO
Non sanno dire per quanto tempo sono
rimasti in acqua appesi disperatamente a un pezzo dello yacht, ma quando
cominciano ormai a disperare, ecco che appare un cutter della Guardia Costiera.
Sono issati a bordo e vengono dati
loro abiti e bevande calde. Quando rimangono soli Janet Stein dice:
-E adesso che si fa?-
-Nulla.- risponde
Geoffrey Wilder -Non ci sono prove per incriminarci di alcunché anche se Sam
Wilson e Capitan America ci avessero denunciati. La sola accusa che potrebbe
reggere è quella di rapimento ma con un po’ di fortuna avremo già lasciato la
Florida quando capiranno chi siamo e una volta in California avremo un alibi di
ferro. Lotus aveva pensato anche a questo.-
-È morta, vero?-
-Non vedo come
potrebbe essere sopravvissuta… e questo lascia un vuoto di potere nel crimine
di Los Angeles che persone determinate potrebbero riempire.-
-Vuoi dire io e te?-
-E perché no? Io ho
le conoscenze giuste, tu e tuo marito siete dei validi scienziati e con qualche
altro alleato chi ci fermerebbe?-
-Forse… forse conosco
anch’io qualcuno che potrebbe esserci utile ed essere interessato ma… credi
davvero che saremo all’altezza?-
Geoffrey sorride e replica
-Suvvia, mia cara,
dobbiamo pur avere un po’ di…. orgoglio!-
EPILOGO
DUE
Il Serpente Supremo percorre
il corridoio che dalla sala riunioni del quartier generale dei Figli del
Serpente porta direttamente al suo rifugio personale grazie ad un veicolo in
attesa che percorre un tunnel in disuso della metropolitana.
Appena arrivato si toglie il pesante
elmo che ne nasconde le fattezze e comincia a sfilarsi il costume quando nella
stanza si ode una voce di donna che parla in Tedesco:
-Dunque è vero, sei
vivo. In fondo non ne avevo mai dubitato.-
Lui si volta e vede nel vano di una
porticina una donna in guêpière violetta il cui volto è celato da una veletta
che cala da un elmetto simile a quello del Barone Zemo. Sorpreso esclama nella
stessa lingua:
-Heike! Come hai
fatto a trovare questo posto?-
Sono una donna piena
di risorse, dovresti saperlo, Helmut. Hai messo su un bel teatrino qui, A che
scopo? Seminare caos e confusione? I tuoi vecchi alleati sapevano che
conducevi, diciamo così, una vita parallela?-
-Non c’era motivo di
dirglielo e mi è stato utile avere un’altra identità in cui rifugiarmi mentre
tutti mi credevano morto… o almeno avevano un dubbio che la mia prolungata
assenza ha rafforzato… proprio come speravo. Ora dimmi, Heike, perché sei qui?-
-Non certo per
tradire il tuo segreto… anzi: voglio offrirti un’alleanza.-
Sul volto sfigurato di Helmut XIII
Barone Zemo si disegna un orribile ghigno.
-Dimmi di più.- è la
sua risposta.
FINE?
NOTE
DELL’AUTORE
Cosa dire su quest’episodio?
Praticamente nulla, a parte che:
1)
la trama di Frank Raymond si basa su
idee di Fabio Volino che spero di non rovinare.
2)
Il finale strizza l’occhio alle vicende
della bella serie Runaways creata da Brian K. Vaughn & Adrian Alphona.
3)
Alzi la mano chi credeva che Zemo fosse
realmente morto ma chi di voi credeva che fosse anche il Serpente Supremo la
cui identità era un mistero sin dal numero 1 di questa serie?
Nel
prossimo episodio: ‘è un nuovo supereroe in città e Falcon non ne è molto
contento. Capitan America indaga sul Comandante America e gli Zemo pianificano
una vendetta.
A presto.
Carlo